
February 19, 2017
Un Frate non primeggia
Un Frate non primeggia, non emerge, non sovrasta gli altri confratelli con le sue doti, giacché egli è parte indissolubile di una comunità, di un collettivo, all'interno del quale opera quotidianamente al servizio incondizionato di Dio. In tal senso, testo e note di un'opera musicale sacra composta da un religioso, ancor più se a vocazione monastica, sono ovviamente espressione individuale ma sempre in quanto mero strumento del Creatore ai fini della divulgazione della Parola.
Si capisce, pertanto, perché il nome di Claudio Canali, ex singer del Biglietto per l'Inferno, oggi eremita diocesano che si ispira alla regola di San Benedetto, non compaia sulla copertina di quest'opera discografica di stampo sacro, mentre sia relegato, neanche troppo in vista, all'interno di un booklet interamente votato alla descrizione della comunità benedettina di cui all'Eremo della Beata Vergine del Soccorso, nel Lucchese, all'interno della quale egli opera ormai da vent'anni con immutato entusiasmo di fervente credente.
Considerato il rilevante spessore dell'artista nella scena nazionale progressiva, chi scrive, legato alla predetta comunità da profondo rispetto ma non vincolato ad essa da alcuna regola ferrea, provvede doverosamente ad evidenziare meriti e attitudini dell'uomo-musicista che egli stesso, invece, in qualità di Frate, volontariamente nasconde al pubblico per naturale propensione e modestia interiore.
"Inno all'Oblato", di cui è autore dei testi e co-autore delle musiche (unitamente a Roberto Martinelli, diplomato al Conservatorio in Composizione, Musica Corale e Direzione di Coro, noto, tra le altre cose, per la sua duratura collaborazione musicale con Gino Paoli) è un'opera di raro spessore artistico. Se questo pezzo della durata di poco più di 5 minuti fosse inserito quale introduzione di un brano rock, sulla scia della più rappresentativa tradizione progressiva, i fruitori della musica popolare, dall'ascoltatore medio al saccente critico musicale, griderebbero senza dubbio al miracolo.
Esternandosi invece quale composizione unitaria, peraltro a vocazione esclusivamente religiosa, verrà probabilmente ignorata, come è stato fin'ora, neanche menzionata, ancorché in termini complementari alla discografia del Biglietto, nei siti di settore (quei portali con pretesa completista definiti esaustivi dai loro stessi ideatori, non senza alterigia e prosopopea).
Sarebbe un vero peccato giacché si parla, con molta probabilità, di una delle massime espressioni di progressive, non fosse altro perché presenta elementi caratteristici della musica corale e classica, pregevolmente innestati nella tipica formula della canzone pop, con particolare riguardo alla strofa e al ritornello.
Cioè a dire che, se a qualcuno saltasse in mente di riproporre questo brano con l'ausilio di percussioni e strumenti elettrici, il risultato non sarebbe molto dissimile dai capitoli del "Concerto Grosso" dei New Trolls, da "Preludio, Tema, Variazioni e Canzona" degli Osanna, da "Contaminazione" del Rovescio della Medaglia.
Tuttavia, l'attitudine marcatamente rock delle opere appena citate è qui totalmente assente a favore di una solare propensione, peraltro sublimata da un ritornello che presenta, unico nel suo genere, elementi della marcia cadenzata, decisa, a tratti risoluta, e passaggi che elogiano con incredibile e puntuale competenza la tradizione barocca (curiosamente non italiana ma più vicina alla cultura centro-europea), seppur priva di alcuni elementi tipici quali il contrappunto e la fuga.
Giusto per rendere l'idea, il risultato suona incredibilmente vicino a quanto in passato fatto da Pat Metheny con il brano "Psalm 121”, per la colonna sonora del film “The Falcon and the Snowman”.
Quanto al testo (per i profani, l'oblato è colui che aderisce in una forma particolare ad un Ordine religioso), vi sono contenute formule espressive dal substrato talmente profondo, da riuscire a scuotere l'animo imperturbabile di un laico indifferente, per di più ateo, come chi scrive. Bastino, al riguardo, poche righe evocative: “L’Oblato è la luce del mondo, sale della terra, vittorioso sulle tenebre, vincitore di ogni guerra. L’Oblato è preghiera, silenzio ed umiltà, rinuncia, penitenza, austerità”.
Sono parole di un'intensità inaudita, la stessa che permea uno scritto dello stesso Canali allorquando spiega la natura della sua vocazione artistica: “...ho la possibilità di condividere la gioia del risultato della mia creazione artistica e di continuare la mia lode a Dio, ora più consapevole e retta senza più egoismi e tenebre, con altri talenti rimasti sepolti per anni sotto le macerie di quegli anni in cui ero perso con loro, ora ritrovati e puliti dalla preghiera. Tutti abbiamo dei talenti nascosti o sepolti che, per come va il mondo e per come andiamo noi, non riusciamo a vedere e nemmeno ad immaginare che ci siano. La sorpresa e la gioia nel ritrovarli è grande perché si intrecciano con la vita e ci permettono di completare quel miracolo che siamo noi creature. Gli strumenti per il recupero, naturalmente sono il silenzio e la preghiera. La rassegna di opere artistiche che, grazie agli amici musici del Biglietto per l’Inferno, posso mostrarVi, non vuole essere una superba esibizione di opere d’arte, che gonfia il petto ma non dilata il cuore, ma spero possa dare festa agli occhi e far gioire il cuore di chi la guarderà, con quel senso che va oltre le speculazioni intellettuali e che trova la bellezza e il godimento nel … «ciò che visto piace». Sulle vette del mio cuore, dove l’artista ed il contemplativo si incontrano ed incontrano il Datore dei doni, scaturisce una sorgente d’acqua viva che disseta solo nel soggetto Sacro. Sperando che questa sorgente d’acqua viva disseti il vostro cuore e risvegli in Voi l’animo assopito portandolo alla contemplazione, Vi saluto e Vi ringrazio per l’attenzione.”.
Parlando di cose incredibili che accadono inaspettatamente, infine, fa riflettere quanto la scelta di adottare determinati strumenti e/o voci possa mutare l'attitudine finale di un brano. Nella sua versione strumentale, privata del coro polifonico, qui sostituito da un violoncello di stampo delicato, quasi surreale, l'opera assume toni acquarellati dal sapore velatamente malinconico che, piuttosto che indirizzare l'ascoltatore verso compagini esaltanti, come fa la versione cantata, invitano al raccoglimento individuale, alla riflessione interiore, al sereno intimismo.
Il cd qui recensito non è in vendita essendo distribuito gratuitamente dai frati dell'Eremo, previa richiesta da formulare al seguente indirizzo: Frate Claudio, c/o Eremo della Beata Vergine del Soccorso, 55034 Minucciano (Lucca).
Vivendo i frati dei soli frutti della terra - che coltivano con volitiva ed immutata dedizione, previo rispetto di rigidissimi orari monastici (sveglia alle ore 3,45 del mattino e cena alle ore 18,00) – il richiedente può doverosamente offrire una piccola donazione in denaro.
February 19, 2017
La filarmonica di Casola compie cent’anni
La filarmonica di Casola compie cent’anni – (Agosto 2008)
Certamente con gesto felice
S. Cecilia benedice
la filarmonica di questo paese
che è Casola dal volto cortese.
Che la banda musicale sia un grande dono lo si sa,
riempie di gioia festosa e di rustica solennità
ogni angolo, ogni orecchio ed ogni cuore,
ogni cosa pervade e a tutto da colore.
Ricorda alla comunità l'unione e l'armonia
la gioia della vita comune e la disposizione pia,
rinsalda l'amicizia, fa ritrovare la serenità,
che grande dono è la Banda, da pace a chi non l'ha.
Il luccicar degli ottoni e le forme degli strumenti
fanno festa agli occhi e muovono i sentimenti.
Anche la divisa, impeccabile e solenne
é cornice austera, immagine perenne.
Se la Banda poi, ha compiuto i cento anni,
quale saggezza nei suoi nuovi panni
e quale impegno ora con l'esperienza antica
a dare gioia nuova anche se è fatica.
Avere cent'anni e dare gioia nuova
sembra cosa impossibile ma c'è la prova,
ecco il segreto e dirlo è un onore
nel cuore della Banda c'è la bellezza dell'Amore.
February 19, 2017
Il Verbo Incarnato
Camminando sulle vette della mente
in pensieri legati ai sensi e al cuore,
mi son chiesto, pur essendo vedente,
dove va l’uomo quando muore?
Vedendo ogni giorno, ma non sempre credente,
la meraviglia che ho attorno danzante,
mi son chiesto di questa gioia vivente,
è forse creata da un Signore regnante?
Rivolto al sole, alla luna e alle stelle
dissi con supplica: “è lì il Signore?”
“No, non è qui” – risposero quelle;
allora cercai con molto più ardore.
Agli alberi, agli uccelli ed alla candida neve
dissi la supplica: “è lì il Signore?”
“No”, risposero con voce greve;
cercai ancora, ma con più fervore.
All’acqua, alla terra, all’aria e al fuoco
la supplica disse: “è lì il Signore?”
“Qui c’è solo un riflesso, Lui è in altro loco”.
Ma dov’è il sommo Creatore?
“è lì sulla terra in Giudea, a Betlemme”
cantò una schiera di Angeli alati
“In una reggia che è senza gemme
il Signore dei Cieli che ci ha creati”.
Si è fatto Bambino, fin qui si è abbassato
per rifare il percorso dell’umanità,
dividere tutto meno il peccato
per renderci liberi dall’iniquità.
è nato da Lei, Maria Santissima
ancella, Madre e più che creatura
con San Giuseppe son famiglia purissima
e della Trinità ne fan figura.
Con stupore e timore e completo abbandono,
la fede fa dire “Mio Signore e Dio mio”,
lo guardo, sorride, è il primo dono
di un Bambino povero, ma che è Dio.
So che morrà su una nuda croce
affinché noi si abbia dove posare il capo;
non più peccati mi dice una voce
seguire per sempre l’Agnello che è nato.
So che è risorto e ci aspetta in Cielo
affinché noi si abbia dove esser felici,
quando muore l’uomo e si rompe il velo
una Gioia senza fine avvolge gli amici.
Oh Grande Signore che ti sei fatto Bambino,
fa, ti prego, che la Tua Natività
innamori ogni uomo e cambi il destino
a questa povera umanità.
January 01, 2020
Il Piccolo Re nasce dentro di te
La mente è d’accordo e cambiò sue opinioni,
lì in una torre del castello interiore
dopo un consulto coi cinque sensi nel dolore,
che anche il cuore ha le sue ragioni.
Sul bisogno d’amore che bussa di spesso
un amor che non sia sol d’intelletto
che chiede ogni giorno un po’ di diletto
desiderio corale che arriva all’eccesso.
Intanto nel Cielo, al Gran Re del castello
fu riferito per filo e per segno
tutto quel che fu detto nel Suo Santo Regno
che Lui da sempre voleva più bello.
Lui ricordò ai sudditi che una volta il nemico
fu ascoltato ed entrò nel castello interiore
piantò discordia e seminò dolore
che ancora oggi si cerca un Amico.
Nel silenzio, una notte, allora mandò
l’oggetto più caro al Suo Grande Cuore,
Suo Figlio che E’, il ricercato Amore
che fatto Bambino sui cuori Regnò.
Una Donna lo pose nell’ultima stanza
e son tutti felici nel castello interiore
c’è Luce, c’è Gioia, c’è Lui, c’è l’Amore
i sensi e il cuore han tutto e n’avanza.
Intelletto e volontà fanno un inchino,
tutto il castello è illuminato,
qualcuno dice: “E’ tornato, è tornato!”
il Re del castello si è fatto Bambino.
Lo posso baciare e ha un sorriso per me,
posso stringerlo al cuore come fosse mio
è un dolce Bambino ma è anche Dio,
il più bello dei Bimbi e il più grande dei Re.
Ora nulla d’impuro deve entrar nel castello,
nella sua legge tutto è redento
è tornata la Pace e il cuore è contento,
son chiuse le porte e tutto è più bello.
Or la sua mamma è una Grande Regina
e col Re tutto può nel castello interiore
dagli le chiavi del tuo povero cuore
veglierà su di te da sera e mattina.
Così potrai, al finir della vita
uscir dal castello e accompagnato
nel regno dei cieli dov’è preparato
un Paradiso di Gioia Infinita.
February 19, 2017
Il canto della pietra
È rock! È un rock silenzioso e bianco.
Duro compatto, solido, nobilitato dall’arte.
La bellezza dell’opera compiuta, vista, entra fino alle profondità del cuore. Da lì, dopo l’emozione estetica, si sale alla comprensione ed alla contemplazione. E tutto questo sazia, appaga, illumina.
L’Eterno Dio, che è anche Bellezza, in quegli attimi “rifrangendosi” dà festa agli occhi, giubilo al cuore e gioia e pace all’intelletto.
È un canto silenzioso e bianco che in modo progressivo sale dall’emozione alla contemplazione.
February 19, 2017
Dalle Porte del Cielo
Oltre le porte di questa vita,
dopo che l’Abito splenderà di candore,
con piccola pena dovuta all’Amore,
c’è Chi nel Suo Eterno Presente,
oltre il tempo e nella Vera Vita
mi accoglie Regnante nel Suo Cielo di Pace.
Paradiso Eterno di Felicità Infinita.
Premio immeritato per l’uomo che ha tradito,
cosi l’inferno chiede il dovuto.
Grazie Signore per la Tua misericordia
dalle porte degli inferi ci hai rapito.
Ecco la ragione della mia speranza
che come certezza nel mio cuore danza.
Da questi Cieli di Luce Radiosa
geloso dell’uomo che si era perduto,
in mezzo alla notte, la più silenziosa,
scese passando dall’Immacolata Porta
qui sulla terra come su cosa morta
a riportar nei Cieli chi segue Sua Via,
la chiave d’ingresso fu il Sì di Maria.
Non discese guerriero, né ricco di gloria
non volle una reggia pur essendo Re
ma divise con noi e si fece Bambino
povero, debole e piccolino.
Dalla Croce poi, vinse l’inferno
quando risali dal regno della morte,
risorto passò dei Cieli le Porte
e lì ci attende dopo piccola pena.
Questo e Gesù, vero Figlio di Dio
di cui oggi si rinnova il Natale,
Eterno Signore sul Trono Regale
Vittorioso nei secoli, raggiante di Gloria.
Un augurio a tutti in tra le preghiere
che ci si possa finalmente trovare
lì dove l’Amore ci vuole portare.
Paradiso di Gioia, Felicità Infinita
nell’attimo Eterno della Vera Vita.
February 19, 2017
Mese di Maggio al Santuario
La fatica è di ogni giorno
sia all’andata che al ritorno
nella strada la speranza
nel rosario c’è il Suo Cuor
Ogni spina ha una rosa
come Dio è in ogni cosa
il mio cuore sol riposa
quando è in quello di Gesù
Ho una croce sulle spalle
anche quando scendo a valle
senza fede non s’avanza
nel mio cuor c’è un gran dolor
Ogni spina ha una rosa
come Dio è in ogni cosa
il mio cuore è senza posa
sulla croce di Gesù
Sono ai piedi di Maria
ho un gran peso, lo mandi via
glielo chiedo con costanza
è la Madre del Signor
Ogni spina ha una rosa
come Dio è in ogni cosa
la preghiera per chi osa
è speranza in Te Gesù
Il segreto di Maria che alla fine svelerà
è il Suo Cuore Immacolato tutta pura Carità
Lei ci toglie ogni dolore e ogni pena svanirà,
ogni Grazia certo dona a chi prega con pietà
Via la spina c’è la rosa
come Dio è in ogni cosa
la speranza mi riposa
nel mio cuore ci sei Tu
Ora che nulla mi duole
e non ho nemmen parole
sol la guardo in figliolanza
il mio cuore è pien d’amor
Via la spina c’è la rosa
come Dio è in ogni cosa
il mio spirito riposa
con Maria e con Gesù
E finito questo Maggio,
con lo spirito più saggio
è il momento del coraggio
per amare sempre più
È una spina la vita quaggiù
e la rosa è il Paradiso
di un celeste profumo intriso
voglio andar per sempre lassù
Finalmente c’è solo la rosa
e con Dio ormai tutto riposa
c’è Maria la dolce Sua Sposa
e di spine non ce n’è più
February 05, 2015
Al di là di tutto
Pur nulla togliendo alla gioia di un concerto
e quasi conoscendo il fascino che ha,
che cosa cerco nel cammino incerto
in questo mondo che poco dà?
Pur moltiplicando i talenti musicali
sulle vette della scentia modulandi
che cos’è che al pensiero dà le ali
e mi porta in cieli ancor più grandi?
Dietro il silenzio qualcun l’avea già messa,
ora nel tempo canta un’armonia
e della musica che presto passa
rimane nel cuore una nostalgia
E se anche tutto il mondo è in mio possesso
quel di vero che cerco è al di là
se lo trovo, il mio fine è questo Amplesso
perché mi dona Vita e Felicità
December 11, 2014
Il mistero del verbo incarnato
Camminando sulle vette della mente
in pensieri legati ai sensi e al cuore,
mi son chiesto, pur essendo vedente,
’uomo quando muore?
dove va l
Vedendo ogni giorno, ma non sempre credente
la meraviglia che ho attorno danzante,
mi son chiesto di questa gioia vivente,
è forse creata da un Signore regnante?
Rivolto al sole, alla luna e alle stelle
dissi con supplica:
“No, non è qui
allora cercai con molto più ardore.
Agli alberi, agli uccelli ed alla candida neve
dissi la supplica:
”, risposero con voce greve;
“No
cercai ancora, ma con più fervore.
’acqua, alla terra, all
All
la supplica disse:
’è solo un riflesso, Lui è in altro loco
“Qui c
Ma dov
’è il sommo Creatore?
È lì sulla terra in Giudea, a Betlemme
“
cantò una schiera di Angeli alati “In una reggia che è senza gemme
il Signore dei Cieli che ci ha creati
È lì il Signore?
“
– risposero quelle;
”
”
È lì il Signore?
“
”
’aria e al fuoco
È lì il Signore?
“
”
”
”
.
December 22, 2013
Lettera a Betlemme
Caro Gesù Bambino, Ti scrivo al di là del tempo che per Te è come nulla ma all’arrivo dello scritto,
sarai ancora nella culla?
Forse questa lettera te la leggerà la Tua Mamma, quando sarai più grande e non più nella capanna, quando la Tua Umanità, seguendo il percorso delle creature, lo potrà fare cogliendo tutte le sfumature.
Ma come Dio, sai già quello che ti voglio dire, e sei Tu che mi aiuti a scriverlo perché Ti possa riverire Senza lo Spirito Santo, nessuno potrebbe pensare che sei il Figlio di Dio ... e nemmeno immaginare. Senza le Grazie attuali non saremmo portati al Bene bisogna quindi chiederle e pregarci assieme.
Chi non le chiede non può vederTi Figlio di Dio e pensa che il Natale sia un vano creder pio Nella preghiera ti vedo prenderci dalla povertà per portarci nel ricco cielo dell’Eterna Felicità.
L’adorarTi mi apre gli occhi, nel conoscerTi è l’amarTi, chi non prega non vede e vuole allontanarTi. Fa come il padrone dell’albergo che non ti apre la porta, e non sa che senza di Te una persona è come morta.
Tu lo vedi, oggi non Ti si ama e sai il perché, tutto l’amore che ti si deve, lo si tiene per sé. Così il nostro cuore rimane solo una stalla spoglia dove noi come animali irragionevoli non vediamo oltre la soglia.
Ci son quelli che al Tuo nascere s’inchinano e ti baciano il piedino, ma poi lo trapassano col chiodo del peccato correndo nella dissolutezza a capo chino. Alcuni si lasciano accarezzare dalla Tua piccola mano divina, ma poi la lacerano con l’egoismo sensuale, con l’odio e la rapina. Molti ti abbracciano e ti chiamano amore ma con la lancia del tradimento ti trapassano il cuore Oh Gesù Bambino, ma ci vieni ancora su questa terra? Stanno distruggendo anche la Tua Chiesa con un’astuta guerra.
Vogliono dare a Cesare anche quello che è di Dio Se lo prendono con forza e dicono: “Tutto questo è mio!” Non ti vogliono far più nascere, non ti vogliono più conoscere. Eppure la gioia sensibile del Natale, non è il luccichio dell’ipnosi materiale. Tu ogni volta ci vieni veramente, ogni anno nasci spiritualmente, nella Grazia e in chi ti ha tanto atteso, nella Chiesa, sugli altari, ed in ogni cuore acceso.
Ti scrivo questa lettera affinché tu venga ancora, è presto lo so, ma io non vedo l’ora. Ti prego Gesù, vieni anche solo per i bambini che aspettano un amico, un fratello … poverini non hanno più famiglia, oppure due papà e se così si va avanti, chissà come finirà. Vengono usati, offesi, abbandonati e molti di loro non son neppure nati. Vieni Gesù per i bambini che t’aspettano a tutte l’ore con quell’innocenza che ami e con quel loro stupore con quella gioia che ci invita a essere un po’ come loro così che anche noi avremo in prestito un tesoro.
Quel cuore bambino che è tutto speranza e attesa e che generoso ricambia col sorriso ad ogni offesa Solo così rinascerà questo mondo mezzo morto e non è solo speranza perché abbiamo un gran conforto, la Tua Mamma Gesù Bambino, il Suo Cuore Immacolato che non si da pace finché non avrà trionfato. La pace la da sempre perché è la Tua Mamma, ma da quando nell’estasi Ti vide lì nella capanna, vuol portarTi agli uomini Suoi figli e Tue creature perché questo è l’Amore, ma le nostre teste dure non ti vogliono far più nascere, non ti vogliono più conoscere.
Innamorati di noi stessi, con le tue ricchezze, siamo sempre in cerca di nuove ebbrezze, che da il piccolo volo dell’amor proprio, dell’egoismo che subito cade nel vuoto … è il nichilismo. Vieni Gesù Bambino, ti prego vieni a darci la Vita perché con Te tutto si rinnova in una gioia infinita. Salutami il Tuo “papà” Giuseppe, che è sempre così silenzioso, di un silenzio immenso, ardente e generoso. Tra le Sue braccia forti nemmeno Tu hai più paura, né del re Erode, né di nessuna sventura.
Digli di aiutarci che ne abbiamo proprio bisogno, ma senz’altro lo sa già, lo avrà visto in qualche sogno. Digli che lo amiamo Lui e tutta la Santa Famiglia Trinità terrena su cui l’Eterno veglia. Qui la vogliono sfasciare perché è tra le cose più belle e non può essere che l’artiglio di quell’angelo ribelle. Ma noi speriamo in Te, caro Bambino Gesù, ridonaci la Vita e la vittoria e nulla più. Ora lascio lo scritto e aspetto il Tuo Natale con fede coi miei fratelli e sorelle e con chi crede, qualcuno ci dirà che il Natale non c’è più, ma per questo ti ho scritto o Bambino Gesù
December 22, 2013
L'amore volle così
L’Amore volle così
Più lontano di Andromeda e Orione,
più di ogni pensiero e ragione,
oltre il cielo stellato che Lui creò,
grande miliardi di anni luce,
al di là dei confini dell’universo,
là, dove il tempo più non c’è.
Dall’infinito eterno,
nel tempo e in un inverno
scese il Signore, ed era notte per noi.
E come il Sole che vita ti dà,
in una stalla, tra asini e buoi,
quasi come terrestre creatura
nacque il Gran Giorno che mai finirà;
nacque da Donna che, Santa e Pura,
ogni creatura in Lui amerà.
L’Eterno Dio si è fatto bambino
perché l’Amore volle così
stare per sempre a noi sì vicino.
L’immenso Cielo adesso è qui.
Qui sulla terra, che quasi non è,
c’è l’universo in Colui che È.
Con tremore e stupore io bacio il bambino.
Son certo che è Dio e lo voglio vicino,
star con Lui per sempre in unione amorosa
così, finalmente, il mio cuore riposa.
Natale dolce Natale…
quella notte vicino a Betlemme
dove uniti il Cielo e la Terra,
racchiusi nel sen di Maria
in un Bimbo che venne alla luce
se pur Dio, solo un piccol Bambino
piccolo, povero, indifeso, sì …
ma l’Amore volle così.
November 26, 2011
Il nevare di Natale
Bianche nuvole in un bel cielo d’oriente,
guardano dall’alto un borgo ch’è quasi niente.
Alla vista è meraviglia, fertile è la terra,
ma come in ogni luogo c’è una piccola guerra.
E tu cosa fai?
Come nugolo d’uccelli passan gli uomini cercando
un cibo che sazi e che tolga ogni affanno.
La speranza fa da guida e si lasciano guidare,
passan molti lunghi mesi ma la fede fa cercare.
E tu cosa fai?
Pesanti fiocchi caddero quel giorno
su quel sentiero che par senza ritorno,
in un candido immenso silenzio d’attesa,
Sacri viandanti camminan senza resa
verso una capanna solitaria, abbandonata,
ultimo rifugio a speranza mai lasciata.
E tu cosa fai?
Lontano nel gran Tempio invocano il Messia,
antiche ombre presto se ne andran di certo via.
Nella calma del nevare s’intende un bel vagito,
è notte ma già accorrono i pastor che l’hanno udito.
C’è il Pane della Vita, felicità perenne,
lì nella capanna in quel borgo di Betlemme.
E tu cosa fai?
È nato Colui che scioglie il gelo ai nostri cuori
come neve al sole, col fuoco dei Suoi ardori.
Il Cielo è quel Bambino e finisce ogni guerra,
il nevare del Natale è la gioia della terra.
August 13, 2012
Tra le rime:Il nevare di Natale
Ridesto poesia che bussa su in alto
aspetto raccolto e un silenzio risponde
silenzio d’attesa e spicco il mio salto
quasi Ti sfioro ma ritorno nell’onde.
Un mare oscuro mi è quasi dimora
allungo una mano ma non trovo appiglio,
Ti cerco Signore anche in quest’ora,
aiutami, rialzami che sono tuo figlio.
Ancor non Ti vedo e non sono con Te
Sono amaro e confuso……. L’Amore cos’è?
Senza poesia, certo, la croce è più pura,
amare è…….sopportar questa arsura,
lì sul calvario Tu lo hai fatto per me
io non ci riesco e cado….. perché?
Non ho ancora raggiunto la piena statura
di chi Ti può dir “Ti amo senza misura”.
Sii paziente Gesù, aspetta un po’ ancora
ogni cosa con Te con il tempo migliora.
Ma se quel che dice la mia povera penna
nel salir sulle rime lontan dalla geenna
può esser che sia fraterna carità,
gioisce il mio cuore pur nell’umiltà
ciò che mi è dato anch’io lo dò
e qui Ti trovo che più non cercherò,
non è amor proprio né egoismo mio
dov’è carità e amore lì c’è Dio.
April 09, 2012
I talenti ritrovati
Nel Novembre del 2009 parlando agli artisti riuniti nella Cappella Sistina, Benedetto XVI disse: «Che cosa può ridare entusiasmo e fiducia, che cosa può incoraggiare l’animo umano a ritrovare il cammino, ad alzare lo sguardo sull’orizzonte, a sognare una vita degna della sua vocazione se non la bellezza? Voi sapete bene, cari artisti, che l’esperienza del bello, del bello autentico, non effimero né superficiale, non è qualcosa di accessorio o di secondario nella ricerca del senso e della felicità, perché tale esperienza non allontana dalla realtà, ma, al contrario, porta a un confronto serrato con il vissuto quotidiano, per liberarlo dall’oscurità e trasfigurarlo, per renderlo luminoso, bello».
Dopo questo illuminante scritto del Papa, a distanza di alcune galassie, nella semioscurità della mia pochezza, mi pare di poter dire che l’umiltà di fronte ad un qualunque tipo di opera, sia la giusta tensione verso la Verità che è Dio, il Creatore e che ci permette di “vedere” l’opera nel modo migliore. Lui ci ha donato, con la vita, anche i talenti artistici.
A Lui deve tornare la lode, se non con l’opera in sé, almeno riconoscendo la Sua parte nel nostro “creare”. Nel mio caso ho la possibilità di condividere la gioia del risultato della mia creazione artistica e di continuare la mia lode a Dio, ora più consapevole e retta senza più egoismi e tenebre, con altri talenti rimasti sepolti per anni sotto le macerie di quegli anni in cui ero perso con loro, ora ritrovati e puliti dalla preghiera.
Tutti abbiamo dei talenti nascosti o sepolti che, per come va il mondo e per come andiamo noi, non riusciamo a vedere e nemmeno ad immaginare che ci siano. La sorpresa e la gioia nel ritrovarli è grande perché si intrecciano con la vita e ci permettono di completare quel miracolo che siamo noi creature. Gli strumenti per il recupero, naturalmente sono il silenzio e la preghiera.
La rassegna di opere artistiche che, grazie agli amici musici del Biglietto per l’Inferno, posso mostrarVi, non vuole essere una superba esibizione di opere d’arte, che gonfia il petto ma non dilata il cuore, ma spero possa dare festa agli occhi e far gioire il cuore di chi la guarderà, con quel senso che va oltre le speculazioni intellettuali e che trova la bellezza e il godimento nel … «ciò che visto piace». Sulle vette del mio cuore, dove l’artista ed il contemplativo si incontrano ed incontrano il Datore dei doni, scaturisce una sorgente d’acqua viva che disseta solo nel soggetto Sacro.
Sperando che questa sorgente d’acqua viva disseti il vostro cuore e risvegli in Voi l’animo assopito portandolo alla contemplazione, Vi saluto e Vi ringrazio per l’attenzione.
ricordandoVi nella preghiera
December 30, 2012
IL MUSICISTA
Eremo Beata Vergine del Soccorso. Minucciano (LU) - Natale 2012
come si vede non è una poesia sulla nascita di Gesù, ma è il racconto di un fatto
realmente accaduto in un campo a regime speciale nella Russia degli anni ‘50 – ‘60.
Vuole essere un dono per la imminente Natività. Certo, va un po’ al di fuori del
dolce Natale, ma tutto è compreso nel Frutto dell’Incarnazione di N. S. Gesù
IL MUSICISTA
Alto, scarno, cencioso e, come tutti, sfinito all’estremo. Ecco come quest’uomo apparve nella
baracca. Aveva un viso emaciato, grandi occhi neri, pensierosi e tristi, che guardavano senza
vedere, indifferenti. Non riusciva ad ultimare il lavoro assegnatogli e, per questo, non riceveva che
una parte della sua razione giornaliera. Diventava così, giorno dopo giorno, sempre più debole.
Ritornando dal lavoro. Mangiava lentamente la sua razione, si sedeva sul pagliericcio, non parlava
con nessuno e fissava la finestra della baracca, dalla quale si scorgeva il triste paesaggio del campo.
Talvolta il suo viso si animava e le sue dita lunghe e sottili cominciavano a muoversi, come se
suonasse il pianoforte.
Dal suo arrivo al campo, sei mesi prima, non aveva mai raccontato qualcosa di sé. I suoi compagni
si erano abituati al suo silenzio, alla sua riservatezza. Una sera, tuttavia, per caso, si venne a sapere
Qualche detenuto, tra cui padre Arsenio, si era riunito vicino ad un pagliericcio; all’inizio si parlò
delle vicende del campo, poi, impercettibilmente la conversazione sfociò sul passato. Quando ci si
mise a rievocare il teatro, la musica, il nostro detenuto silenzioso si avvicinò al gruppo. Qualcuno
parlò dell’influsso particolare della musica sull’anima dell’uomo. Padre Arsenio, che di solito non
partecipava alle discussioni, prese improvvisamente la parola: “Le opere musicali che hanno un
profondo significato devono avere un effetto salutare sull’anima umana, nobilitare l’ascoltatore,
perché esse sono apportatrici di elementi che esercitano un influsso spirituale sull’uomo”.
Il detenuto silenzioso e riservato si animò, i suoi occhi brillarono, la sua voce si rinvigorì e, con
calma, quasi con autorità, parlò in modo professionale e convincente. Basandosi sull’idea di padre
Arsenio, circa l’influsso della musica sull’anima umana, egli espose i suoi argomenti. Uno dei
detenuti, osservandolo con attenzione, gridò improvvisamente: “Ma io la conosco, lei è un
pianista”. E menzionò il nome di un pianista famoso. Il musicista trasalì, confuso e disse: “Se
sapeste come mi manca la musica; se solamente poteste arrivare a comprendere questo. Con essa
avrei potuto sopravvivere, anche qui!”. Qualcuno chiese stupidamente: “Perché lei è qui?” Il
musicista rispose con grande serietà: “Per la denuncia di un amico, e poi per la stessa ragione per la
quale voi tutti siete qui”. Dopodiché si diresse verso il suo pagliericcio e lì si distese.
Dopo questa conversazione, il viso del musicista prese un’espressione più triste. Divenne ancor più
silenzioso, taciturno, rispondendo solo se le domande erano ripetute due o tre volte. Ci
accorgevamo che quest’uomo si era chiuso in se stesso, che aveva perduto ogni contatto con gli
altri; sapevamo che, nelle condizioni del campo, tale atteggiamento equivaleva ad un suicidio.
Passò un mese, e il musicista s’indebolì ancor più, si trascinava per andare al lavoro. Siccome il suo
lavoro rendeva sempre meno, la sua razione di cibo era sempre più ridotta. Padre Arsenio cercò a
più riprese di intrecciare una conversazione con lui, nel tentativo di aiutarlo. Ma invano; il musicista
non l’ascoltava, rispondeva male oppure se ne andava senza rispondere.
Un giorno padre Arsenio si rivolse ai detenuti: “Un uomo deperisce senza la musica; che cosa
potremmo procurargli perché possa suonare?” Uno dei detenuti comuni, che amava padre Arsenio,
ebbe un’idea: “In un ‘angolo rosso’ c’è una vecchia chitarra rovinata; cercherò con i miei ragazzi di
Il campo ‘a regime speciale’ aveva un ‘angolo rosso’ dove erano depositati qualche decina di libri.
In uno degli armadi c’era una vecchia chitarra. Questo locale era sempre chiuso a chiave, ma tutto
quello che c’era all’interno era probabilmente considerato come necessario per la rieducazione
politica dei detenuti. Non si seppe mai come, ma i detenuti comuni riuscirono a procurarsi la
chitarra; era assai rovinata, ma aveva conservato le sue cinque corde. Tutti sapevano che non
sarebbe rimasta a lungo nella baracca, che sarebbe stata confiscata alla prima perquisizione.
Tuttavia, la sua apparizione nella baracca fu un avvenimento e una distrazione. Uno dei detenuti
riuscì a riparare il legno e la chitarra venne nascosta fino all’essiccazione della colla.
La sera, dopo, l’ultimo appello, approfittando dell’allontanamento del musicista, qualcuno posò la
chitarra sul suo pagliericcio. Al suo ritorno, il musicista si sedette, toccò la chitarra con la mano e
fece vibrare le corde; si voltò, la prese e, guardando intimidito e sbalordito i detenuti che lo
circondavano, si mise ad accordarla. Nei diversi angoli della baracca i detenuti comuni giocavano a
carte o a domino; certuni bestemmiavano, altri ancora restavano distesi, silenziosi sul loro
pagliericcio. All’inizio scaturirono, dei suoni un po’ anomali, poi il musicista cominciò a suonare, a
suonare molto bene. Quando all’improvviso la musica risuonò in tutta la baracca attirando tutti i
detenuti, le bestemmie e i giochi cessarono bruscamente; qualcosa di grande, un po’ triste, di molto
intimo per ciascuno, penetrò nella baracca. Col suono nascevano e apparivano i prati, le pianure, i
luoghi cari a ciascuno, i volti delle donne amiche, delle spose, delle madri, dei figli, degli amici,
abbandonati e perduti per sempre. Tutto quello che era limpido e buono nell’essere umano si mise
in movimento e si trovava là, in quella baracca. La volgarità e la crudeltà della vita del campo erano
dimenticate. I detenuti – in piedi, seduti o coricati – stavano in silenzio, ricordandosi del loro
passato. Poco importa sapere quello che il musicista suonava in quell’istante – era musica sua?- la
chitarra cantava e rievocava il passato. Tutti ascoltavano. I suoni della chitarra, chiari e tremuli, si
spandevano dappertutto, come l’acqua che canta e i pezzi di ghiaccio che urtano fra di loro. Il
cuore del musicista planava nella alte sfere. Malgrado l’ambiente, egli riusciva a illuminare tutto,
dare vita e gioia agli ascoltatori. Evocando per ciascuno l’allontanamento del campo, i suoni
univano in quell’istante tutti quelli che di solito non era possibile unire. Ad un certo momento i
detenuti divennero più tristi, sempre più tristi; le corde della chitarra piangevano, gemevano,
Ma, improvvisamente, si udirono dei passi nel corridoio. Scostando tutti, un uomo di alta statura,
dai capelli scuri, il viso alterato, rigato di lacrime, avanzò verso il musicista. Era un detenuto
comune, crudele senza pietà, conosciuto da tutta la baracca: “Basta con la tua musica, non
ravvivare la piaga, fermati altrimenti ti massacro di botte!”. Si avvicinò al musicista con la mano
alzata, ma un altro detenuto comune lo agguantò e lo spinse nel corridoio; più tardi lo udirono
singhiozzare in fondo alla baracca.
E il musicista continuava a suonare. Raccontava la sua vita e ciascuno vi ritrovava la sua. La sua
musica diveniva via via più serena, come se avesse ritrovato la strada.
Poi si fermò e rimase per qualche istante immobile, qualcuno chiese: “Ci canti qualcosa”.
Sollevando la testa, il musicista si mise a cantare con una voce roca, ma espressiva. Era una canzone
russa: “Perché chinare la testa, amici miei? Lei non vi ama più? Non le piacete più? Allora sono io
Subito, tutti si rianimarono e cominciarono a sorridere. La voce del musicista non era quella di un
cantante, ma aveva tanto calore e sincerità che tutti ne furono conquistati. Terminata, suonò un
valzer assai noto: “Sui monti della Manciuria”. Questo valzer, assai familiare, rallegrò tutti.
Le persone si separarono in silenzio. Il musicista stava seduto, eretto, sul suo pagliericcio, si era
rasserenato, illuminato, tenendo con devozione la sua chitarra fra le sue braccia; i suoi grandi occhi
fissavano il vuoto e ringraziavano tutti.
Io ero seduto con padre Arsenio sul suo pagliericcio; il suo volto era pensieroso e assorto, egli
disse: “È credente, profondamente credente. Ce l’ha fatto capire oggi attraverso la sua musica”.
La chitarra restò nella baracca due giorni, durante i quali il musicista si riprese; divenne più allegro,
più brillante, quasi socievole. I detenuti comuni lo soprannominarono “l’Artista” e lo presero sotto
Una mattina, nel corso di un’ispezione, la chitarra fu trovata nel suo nascondiglio e confiscata.
Uno spione l’aveva denunciata. Il musicista dovette trascorrere tre giorni nella segreta. Per un certo
tempo cercò di farsi forza, poi cominciò a deperire.
Tre settimane dopo all’incirca, padre Arsenio fu svegliato da qualcuno: “Mi scusi, la disturbo di
notte, ma è necessario che le parli. Io so che lei è un sacerdote. Da un po’ di tempo, volevo venire
da lei, ma avevo timore, ora sento che è giunto per me il momento. La ringrazio per la chitarra, so
che lei ne era stato l’ispiratore. Mi ascolti, sarò breve. Mi perdoni ancora per averla svegliata”.
La testa inclinata verso padre Arsenio, respirando affannosamente, il musicista gli raccontò con
dovizia di parole tutta la sua vita. “Signore, Signore, quanti peccati ho commesso!” Ripeteva
ininterrottamente. Tutto quello che diceva sembrava essere stato maturato e riflettuto da lungo
tempo. Le lacrime cadevano sulla mano del padre: “Signore, Signore, quanti peccati ho commesso,
ma perché mi hanno tolto la mia musica?”.
Quella notte, padre Arsenio pregò a lungo con il musicista. Qualche settimana più tardi la mano
sinistra del musicista si spezzò al lavoro. Qualche giorno dopo, un detenuto che ritornava
dall’ospedale del campo, portò una lettera del musicista al padre Arsenio: “Non mi dimentichi,
preghi per me. La morte si sta approssimando; preghi Dio per me!”.
Anche se “il musicista” probabilmente non mori’ il giorno del Santo Natale, grazie
all’amore fraterno e alla musica mori’ a questo mondo, sereno, riconciliato con Dio e
in pace con se stesso, per “nascere” al Cielo, alla Vita Eterna, e certamente sali’
accompagnato da cori di Angeli e da una Musica Celeste.
Auguri di un Santo Natale.
August 13, 2012
Dove Sei?
Nel silenzio forse posso destare,
da questo buio che quasi conduce,
poesia assopita che mi sa ricreare,
pietra preziosa che rinfrange la luce,
quasi preghiera bella,
nel mio cuore e dentro la cella.
Da dove arriva questo canto non so,
ma mi prende e mi porta con sé,
deve volare più in alto che può,
là dove il respiro è la Luce che E’,
oltre le nubi e l’oscurità,
dove il Suo Amore non ha più un età.
Voglio l’Amore o cosa Pura,
che mi riempia il cuore oltre misura,
come fuoco che arde, brucia e sfavilla,
o come acqua viva che in eterno zampilla.
Sete, nostalgia, desiderio di Dio,
che lentamente divora ogni falso amor mio.
Solo Tu rimani alla fine di ogni cosa,
voglio stare con Te quasi fossi una sposa,
ma perché ti nascondi all’ombra della croce?
Ti cerco e Ti chiamo con ogni sorta di voce.
So che ci Sei, e il sentier della speranza
fa passar le nubi e intravedo il sole.
Lascio la penna con ardore in abbondanza
fede e ragione son quel che ci vuole.
Ma un po’ di poesia, mi porta lontano
là dov’è nostalgia ch’è nell’animo umano,
nostalgia di Te come Ti avessi già visto,
che rimane lì come brace nel cuore
e mi divora quasi fosse Amore.
November 26, 2011
La bellezza
Custodi della bellezza. Così chiama gli artisti il Beato Giovanni Paolo II nella sua "Lettera agli artisti" del 4 aprile 1999.
Quindi qualsiasi artista e chiunque è attratto dalla bellezza la deve conoscere. È bene conoscere la bellezza perché la sua conoscenza ci rimanda a Dio che è Verità , Bellezza e Bontà. È bello conoscere la bellezza, perché conoscere è amare.
È doveroso conoscere la bellezza soprattutto oggi perché essa viene bistrattata, distorta, falsificata e mal usata dall'uomo che vuole specchiare sé stesso in lei. Ma la bellezza è e rimane riflesso di Dio. Certamente non ci si deve fermare alla bellezza in sé altrimenti è idolatria, ma si va sempre oltre, perché Dio è sempre oltre ogni conoscenza umana. Noi vedremo Dio così com'è solamente oltre la morte. La bellezza non è solo da "vedere" ma anche da "ascoltare".
Quindi anche una bella musica se ben ascoltata, parla di Dio.
Qualunque bel suono, o bella parola o una bella poesia che dall'orecchio arriva al cuore parla di Dio (e per reazione amorosa stimola il cuore a parlare con Dio). Ecco i motivi che muovono i desideri di questa minima sintesi sulla bellezza.
Per amare Dio bisogna conoscerlo.
November 26, 2011
Alla Certosa di Farneta
Quel giorno alla Certosa di Farneta è indimenticabile, indelebile, immenso nella sua qualità. È uno di quei doni che solo Dio può dare. Il motivo di tutto questo non lo so. Penso però che non vada cercato oltre il dono immeritato da parte della Grandezza di Dio.
La Certosa di Farneta è una certosa viva. Ventiquattro certosini tra fratelli e Padri di cui una buona parte giovani. Pieni di luce e di carità. Belli da vedere in quell’abito bianco e belli da ascoltare nel Gregoriano che ho cantato con loro durante una indimenticabile celebrazione eucaristica col rito proprio certosino. Tutto questo mentre incredibilmente la statua marmorea raffigurante San Bruno era collocata su di un piedistallo (con fiori alla base) al centro della navata vicino all'ambone (leggio per le letture). Dopo questa “veramente sacra” celebrazione, la statua fu portata in capitolo sopra un altare (sempre con fiori) dove fu benedetta dal Priore. Ed io emozionato e confuso come non mai dopo il discorso del Priore e del committente Fratel Giampiero, invitato, lessi quel foglio - che avevo scritto avendo avuto un presentimento su come avrebbe potuto svolgersi la benedizione - davanti ai certosini ed al Priore che nella loro compostezza e splendore invitavano al rispetto ed al timor di Dio, rivelando la grandezza della Spiritualità certosina.
La tensione (mia) si sciolse poi, quando cordialmente i certosini mi fecero domande sulla statua. Ancora adesso il “sapore” di quella giornata ritorna con gaudio e stupore.
Ringrazio di cuore il Signore. Spero soprattutto che i frutti di questo gran dono siano anche per altri. Tutto sia a lode e gloria di Dio.
Una preghiera di marmo: San Bruno
July 31, 2008
La filarmonica di Casola compie cent‟anni – (Agosto 2008)
Certamente con gesto felice
S. Cecilia benedice
la filarmonica di questo paese
che è Casola dal volto cortese.
Che la banda musicale sia un grande dono lo si sa,
riempie di gioia festosa e di rustica solennità
ogni angolo, ogni orecchio ed ogni cuore,
ogni cosa pervade e a tutto da colore.
Ricorda alla comunità l'unione e l'armonia
la gioia della vita comune e la disposizione pia,
rinsalda l'amicizia, fa ritrovare la serenità,
che grande dono è la Banda, da pace a chi non l'ha.
Il luccicar degli ottoni e le forme degli strumenti
fanno festa agli occhi e muovono i sentimenti.
Anche la divisa, impeccabile e solenne
é cornice austera, immagine perenne.
Se la Banda poi, ha compiuto i cento anni,
quale saggezza nei suoi nuovi panni
e quale impegno ora con l'esperienza antica
a dare gioia nuova anche se è fatica.
Avere cent'anni e dare gioia nuova
sembra cosa impossibile ma c'è la prova,
ecco il segreto e dirlo è un onore
nel cuore della Banda c'è la bellezza dell'Amore.
July 31, 2008
Come amare Gesù Bambino?
Nelle tenebre di una notte invernale,
d‟incanto si aprì l'arcana porta Eternale .
Nel ben mezzo di questa notte misteriosa
entrò nel tempo in una luce radiosa,
Dio fattosi Bambino tramite Maria,
e certo fu per terribile gelosia
che riprese le anime dal fango del peccato
riportandole come erano in passato
a Sua bella immagine e somiglianza,
quando morì sulla Croce come fosse una danza.
Non so come amare questo Dio-Bambino!
Che cosa devo fare per Gesù piccolino?
Se fossi pittore, dipingerei il volto di Maria Santissima,
quando avvolto da quella luce castissima,
luce di stupore e adorante mistero,
aveva Ella quando nacque il Dio vero,
che adorava come suo Signore e suo Dio,
e con dolcezza gli diceva Figlio mio
Se fossi musico, volerei alto sulla melodia
che gli angeli cantavano, per fare mia,
l‟adorazione e il giubilo e lo stupore
che avevano nel vedere il loro Dio e Signore
farsi ultimo e nascere come uomo
per portare a tutti il Suo perdono
Se fossi uno scultore, scolpire Gesù Bambino
con tutti materiali dell'universo qui vicino,
offerti come “Grazie!” al nostro Redentore
e solo così l'arte sarebbe uno splendore.
Se fossi poeta scriverei mille poesie per Gesù Bambino
e le brucerei nella capanna per scaldarLo un pochettino
Se fossi un sacerdote mi innamorerei così tanto del Bambino Gesù
che col permesso di Maria lo darei a tutti quaggiù,
belli, ciechi, storpi, zoppi, poveri e brutti
proprio a tutti, proprio a tutti.
A tutti quelli che venissero alla mangiatoia
direi : “Questo è Gesù Bambino che viene a te con gioia!”
Se fossi santo e la Vergine Madre, nel contento
me lo cedesse tra le braccia anche un solo momento,
Il mio cuore di certo scoppierebbe
altrimenti vero amore non sarebbe
Se fossi monaco ci sarebbe la clausura
e non saprebbe mai nessuna creatura
quanto grande sarebbe il mio amore
ma chi vuole se lo può immaginare.
Se io fossi tu che leggi questa poesia
andrei subitamente da Giuseppe e da Maria.
E se non fosse ancora nato il Santo Bambino,
lo aspetterei in preghiera proprio lì vicino.
E appena nella luce vedessi l‟increato
correrei per tutto il mondo a dire: “È nato! È nato!”
A Betlemme, la casa del Padre, è nato il Messia,
lo stesso che ci invita nell‟Eucaristia.
E tu sii pecorella, segui il pastore, la sua voce
lui che morì per te sul legno della Croce.
Un augurio e una prece guidino come stella
nel profondo del tuo cuore questa Buona Novella.
La poesia si incarni in una concreta azione
che non bruci e si spenga come fanno le emozioni.
Cosa darei, cosa sarei, desideri grandi sì, ma poi?
Gesù Bambino ci vuole santi... e tu lo vuoi?
July 31, 2008
Pizza all‟Aiaccia
Come ogni anno l‟invito all‟Aiaccia
porta a vederci ... ... a faccia a faccia
la pizza è un pretesto, di fondo lo è
per poi salutarci ... Come va? Com‟è?
Pizza alle acciughe o al fungo porcino
non ce la fai? ... Danne un poco al vicino!
Pizza al salame o pizza al tonno
è troppa roba mi viene sonno!
Pizza alle uova o pizza al formaggio
farò digiuno fino al mese di Maggio!
Nella cucina c‟è fatica e sudore
e noi si guarda del vino il colore,
„ste povere donne, quasi cotte dal forno
se non si mettono a tavola io qui non ci torno.
Non voglio esser sempre servito,
questa proprio me la lego al dito.
Non voglio essere come l‟empio re Erode
lo schiavo soffre e lui se la gode,
ma le nostre sorelle ci fanno imparare
che con Gesù servire è regnare
di fatti aspettiamo ansiosi il momento
che son tutti a tavola ed il cuore è contento.
Il Superiore guarda, ascolta e tace
lui più della pizza ama la pace,
mentre si sa che il don di Milano
all‟ultima pizza vuole una mano.
C‟è un frate che finge un grande digiuno
ma poi mangia tutto e non lo dice a nessuno
e se gli si offre qualche bicchiere
li beve tutti senza farsi vedere,
poi fa un sorriso un po‟ francescano
non paga niente, ma ti stringe la mano
e ti dice che nemmeno a Nizza
ha mangiato una così buona pizza.
Uniti come grani di un rosario alla sera
anche una cena può esser preghiera
qualcuno manca, qualcuno è in più
però si può dire che tra noi c‟è Gesù.
July 31, 2008
Appuntamento in via della vita al 52
Perché c‟è questa gioia nel ritrovarsi assieme?
Perché dopo anno il desiderio freme?
È forse un incantesimo oppure una magia?
O forse è qualcosa altro che ci porta in questa via?
Forse perché in un anno ci sono tante settimane,
tante sono le feste e non son quelle pagane?
Se dal secondo millennio togli il 48,
trovi un numero di pace da non giocare al lotto.
Forse chi ci lega è nel tempo, chi lo sa?
Tra le stesse persone, le stesse cose viste con gli occhi della stessa età,
gli stessi modi di fare, gli stessi modi di dire,
gli stessi modi di pensare, gli stessi modi di capire,
nati da innegabili e forti radici cristiane
che alimentano ancora l'albero sino alle fronde più lontane.
Nello stesso candore di un infanzia immacolata
che il tempo ha lasciato intatta pur avendola allontanata.
Ecco perché si va all‟appuntamento,
a quest‟incontro con il sentimento.
Esercizio di memoria per una crescita retta
confronto e consiglio per giungere alla vetta.
Un pranzo che è un pretesto per un agape-fraterna
dove l'amore-amicizia è quasi cosa eterna.
Celebrazione nel ricordo del legame in una data
che spumeggia come vino della migliore annata
E dopo qualche sorso di questa amicizia-amore,
passa la linfa dalle radici al cuore,
e nel giubilo te cambiet la parlada
e ve föra vergot che lè mia una ciciarada,
chi ve giò del cep e chi del punt di düü
anca de raviöla ma iè del cinquantadüü
chi vent i urelocc, chi ga sö l‟uficina,
töc che laura de la sira a la matina.
Bagai d‟un paisan o d‟un sciur l‟è semper lüü
l‟è vögn di furtünaa, voegn del cinquantadüü
Ti a vedet gan vergòt, sarà per i so parent?
Paren töc bravi, và che purtament!
Un quai vögn l‟è de Gesa el gà ul cö post,
el parla cul sindec, el saluda ul Prevost,
ghè chi l‟è giò de gir, el cret de ves grant ,
te ghe parlet de la vita “Se la và la ga i gamp”.
Ghè chi fa ul camionista e chi fa ul barbee
però te ghe dumandet, vegnen toec de Multee,
e se ti a vedet bei el set quant i è nasüü?
l‟è facil tel dis sübet iè del cinquantadüü.
L‟è bel stà insemm e dopu andà anca a Mesa
ma per me la vita l‟è pö la stesa
da quant la Madona la ma fa turnà indree
perché in del Infernu gheri dent giamò i pee.
Ghem de regurdas che la vita la và,
e che ch‟esta tera l‟è mia la nostra cà,
alura a la sira quant te vet a durmee
prega ul tò Signur e dech inscee
anima mia butes giò
pensa in ciel che ghè Gesö,
ama chi te ama
lasa ul munt che el te ingana.
Regordes om che te de muree,
e söt a tera te de marcee,
ades men vöö
levar me nun söö
se per caso SIgnur murires,
l‟anima mia ve la racumandi sübet ades.
E parla la fine di questa agape fraterna.
dell‟appuntamento ultimo alla casa Paterna,
da dove, per noi, nel tempo iniziò l'Eternità,
di tenebre e di condanna o di pura felicità.
Salutiamoci ora con Fede e Speranza
di ritrovarci tutti nella luce e nella danza,
al cospetto del Signore e si spera in verità
che a questo appuntamento nessuno mancherà.
July 31, 2008
Costruttori di edifici sonori1
C'era una volta e ancora adesso c'è
un luogo di preghiera e tutti sanno dov'è2
con tre custodi vestiti di nero
che amano tutto ciò che c'è di più vero3.
Forse è la Signora che nel soccorrer lo ha voluto, ma di preciso questo non si sa4
una cappella sonora per l'oblato, in cui meditare su quello che sarà.
La richiesta venne tramite una oblata5
per la santa cappella così desiderata.
Arrivò quindi un bozzetto dall'alto a un costruttore che lo aveva richiesto6,
ma poi restò nella mente come il sogno di quando uno è desto.
Una vecchia operaia del sonoro, dall'idea cavò una traduzione7,
ma tutto rimase lì muto che sembrava andare in perdizione.
Un grosso costruttore di castelli8,
in aria, ma veri, ma belli
cercava un lavoro serioso da fare
un piccolo luogo di pace dove forse pregare.
Quando vide il bozzetto il suo cuore gioì,
ne fece un gran progetto, ma tutto era lì.
Con qualche amico lo perfezionò,
ma quando lo rivide disse No! No!
C'erano la base e il fondamento
ma senza costruttori era tutto come spento.
Fu forse un angelo ma però non si sa
che chiamò i costruttori è così ora si fa.
Loro erano pronti già da molto tempo9
1 Poesia dedicata a coloro che hanno partecipato alla costruzione dell‟Inno dell‟Oblato
2 Eremo Beata Vergine del Soccorso
3 Eremiti
4 Beata Vergine del Soccorso
5 Maria Letizia
6 fra Claudio
7 Liliana
8 Roberto Martinelli
9 Il coro di Casette (MS)
a realizzare progetti portati dal vento,
avevano costruito già molte casette
tutte belle, sonore e perfette.
uomini e donne di bianco vestiti
anime candide e da una donna gestiti10.
E dalla finestra che aprì il loro canto
tutto si vede al di fuor ch'è un incanto.
Si riunirono tutti in un giorno preciso
che fece pensare tra la gioia e il sorriso
a una giornata più che meravigliosa
festa della medaglia miracolosa11.
Ma per l'assemblaggio non c'era collante
e nessuno, nessun rispose "presente!"
Si usò il tam-tam e nell'auria sonora12
veloce il richiamo volò dall'aurora
e in breve tempo l'alchimista voluto
disse di sì al la richiesta di aiuto.
Arrivò dal nord che è così lontano13
Il buon costruttore che diede una mano,
mischiò i colori, i suoni e in azione
fu quasi pronta la costruzione.
Le pareti a parole di zaffiro e d'oro
e il pavimento in topazio sonoro.
Il tetto fu chiuso e ben sigillato
non entrò nulla che fosse stonato.
All'interno il tono era sacro e solenne
c'era anche un angelo che al baglior delle gemme
teneva un incensiere che ardeva profumo
come di viola che canta a qualcuno14.
C'era pure chi veniva dall'inferno15
10 Tiziana
11 27 Novembre
12 Francesco d‟Auria
13 Un tecnico del suono di Milano
14 Angelo Quarantotti alla viola
per ascoltare i ritmi dell'eterno
all'entrata sorrise e mostrò un biglietto,
all'uscita disse che il ritmo era perfetto.
Ora la cappella sonora è finita
ma manca l'oblato per dargli vita
Fu un gestore di palazzi che s'intende
a portare lì dentro la prima gente16
con buona grafia per la descrizione17
si usò un tagliando di presentazione
e quando ogni oblato fu nella cappella
il coro di tutti disse: "Che bella! Che bella!"
Pagarono subito con sulle labbra un sorriso
tutti i costruttori con "buoni paradiso"18.
Quando un saggio vestito di nero19
disse sicuro e con sguardo sincero
che i buoni paradiso non fossero spesi
alla taverna dell'amor proprio in soli due mesi
o al falso ristorante della vanagloria
che fa sembrare tutto una vittoria,
ma van custoditi in una cassa sicura20
che è quella dell'umiltà e della vita più pura
per poi ritrovarli centuplicati
nel Paradiso insieme gli oblati.
15 Mauro Gnecchi
16 Mario
17 Grafica per la copertina del CD
18 Preghiere
19 fra Mario
20 La Grazia acquisita con le preghiere
July 31, 2008
22° Anniversario di ordinazione sacerdotale di Padre Serafin
A multos Annos
Nessuna bellezza è paragonabile ad una SS. Messa solenne. La liturgia, l‟arte
sacra, i fiori, le candele, i paramenti e la danza del Sacerdote sull‟altare fanno di
questa celebrazione Liturgica dell‟Eucarestia la fonte di ogni bene.
Il Vangelo è decisamente sorgente di acqua viva che disseta, tromba d‟Angelo,
spada di fuoco che si affonda nei cuori gelidi fino alle midolla. L‟omelia di P. Serafin
è filtro trasparente per la luce che passa e illumina, distribuzione di perle preziose,
luce chiara che slega e discioglie, vademecum degli innamorati, sospensione del
tempo al passaggio dell‟Eterno.
Il prefazio cantato è preludio di Luce e sulle corde sonore del suo cuore danza la
comunità dei fedeli che, con gli Angeli e i Santi, cantano a Dio Tre Volte Santo.
Nella sua danza solenne dice con i gesti, gravi e solenni “Quando sarò innalzato da
terra, tutti attirerò a Me” in modo incruento è lo stesso Cristo che si offre sull‟altare
della Croce: è il miracolo di ogni S. Messa.
E per intercessione di P. Serafin, quanti miracoli sono successi qui sull‟altare?
22 Natali, 22 Venerdì di Passione, 22 Pasque di Risurrezione, Natale di ogni
giorno, Calvario di ogni giorno, Pasqua di ogni giorno.
Ad ogni Epichesi, e Anamnesi si effettua l‟opera della nostra redenzione e quando
il suono del campanello chiude il cielo del cuore e culmine dell‟oblazione, si
innalzano canti che come voli d‟Angeli si inchinano e volteggiano radiosi, adorando il
Dio sceso nel pane e nel vino, ora Corpo e Sangue del Redentore. Corpo, Sangue,
Anima e Divinità.
Di gioia, di luce, di sangue è intriso l‟altare.
Alla distribuzione dell‟Eucarestia, il Sacerdote ci da Gesù, pegno di vita eterna. I
gesti gentili di P. Serafin, le accortezze, la tonalità delle sue azioni, porgono Gesù
nella luce, dolcezza, dolce miele, soavità degli Angeli che lì vicini, invisibili all‟occhio
esultano, pregano e ricordano al Signore le nostre preghiere, i Troni, le Dominazioni,
le Potestà, i Cherubini e P. Serafin danzano nella luce in adorazione portando con se
nel vortice d‟Amore chi li vuol seguire. E la fine di ogni Santa Messa è l‟inizio di
un‟altra, sostegno del mondo, colonna e centro di ogni cosa nella casa di Maria
Santissima, Sposa dello Spirito Santo, Figlia dell‟Eterno Padre, Madre di Gesù e dei
Sacerdoti. Amen.
July 31, 2008
A multos Annos
Nessuna bellezza è paragonabile ad una SS. Messa solenne. La liturgia, l‟arte
sacra, i fiori, le candele, i paramenti e la danza del Sacerdote sull‟altare fanno di
questa celebrazione Liturgica dell‟Eucarestia la fonte di ogni bene.
Il Vangelo è decisamente sorgente di acqua viva che disseta, tromba d‟Angelo,
spada di fuoco che si affonda nei cuori gelidi fino alle midolla. L‟omelia di P. Serafin
è filtro trasparente per la luce che passa e illumina, distribuzione di perle preziose,
luce chiara che slega e discioglie, vademecum degli innamorati, sospensione del
tempo al passaggio dell‟Eterno.
Il prefazio cantato è preludio di Luce e sulle corde sonore del suo cuore danza la
comunità dei fedeli che, con gli Angeli e i Santi, cantano a Dio Tre Volte Santo.
Nella sua danza solenne dice con i gesti, gravi e solenni “Quando sarò innalzato da
terra, tutti attirerò a Me” in modo incruento è lo stesso Cristo che si offre sull‟altare
della Croce: è il miracolo di ogni S. Messa.
E per intercessione di P. Serafin, quanti miracoli sono successi qui sull‟altare?
22 Natali, 22 Venerdì di Passione, 22 Pasque di Risurrezione, Natale di ogni
giorno, Calvario di ogni giorno, Pasqua di ogni giorno.
Ad ogni Epichesi, e Anamnesi si effettua l‟opera della nostra redenzione e quando
il suono del campanello chiude il cielo del cuore e culmine dell‟oblazione, si
innalzano canti che come voli d‟Angeli si inchinano e volteggiano radiosi, adorando il
Dio sceso nel pane e nel vino, ora Corpo e Sangue del Redentore. Corpo, Sangue,
Anima e Divinità.
Di gioia, di luce, di sangue è intriso l‟altare.
Alla distribuzione dell‟Eucarestia, il Sacerdote ci da Gesù, pegno di vita eterna. I
gesti gentili di P. Serafin, le accortezze, la tonalità delle sue azioni, porgono Gesù
nella luce, dolcezza, dolce miele, soavità degli Angeli che lì vicini, invisibili all‟occhio
esultano, pregano e ricordano al Signore le nostre preghiere, i Troni, le Dominazioni,
le Potestà, i Cherubini e P. Serafin danzano nella luce in adorazione portando con se
nel vortice d‟Amore chi li vuol seguire. E la fine di ogni Santa Messa è l‟inizio di
un‟altra, sostegno del mondo, colonna e centro di ogni cosa nella casa di Maria
Santissima, Sposa dello Spirito Santo, Figlia dell‟Eterno Padre, Madre di Gesù e dei
Sacerdoti. Amen.